Ti odio.

Ti odio.

Il sole tramonta dietro le case tutte uguali di questa inutile città e il dolore di non averti più qui tra le mia braccia si accende, come le luci alle finestre gialle e false, come i graffi sui portoni che chiudono l’anima.

A est le nuvole pesanti, sporche e cariche di pioggia, mute e  immobili sulle colline attendono; tra poco scenderà il diluvio, tra poco laverò le mie lacrime dentro miliardi di gocce fredde e pungenti come lame, che mi faranno capire quanto sia stato terribile vederti andare via.

E l’odio sale con una intensità tale che il pianto dentro la pioggia si annega nel dolore, di un dolore che lacera l’asfalto strappa la coscienza, annulla ogni volontà ma quell’odio mi ricorda quanto amore per te, sia ancora presente, vivo e che la rabbia sia solo un pretesto per provare a dimenticarti.

No, non voglio credere di amarti ancora, non posso credere di amarti ancora.

Qualcuno ha detto che l’amore vince sull’odio e sia; l’amore lava l’odio ma il dolore rimane perenne nel ricordo di uno sguardo, di un bacio, di un sospiro e abbandonandomi a questo tremendo esistere vorrei morire.

E ti amo.

Giornata grigia, nebbiosa, nell’aria e nella mente; in auto verso il lavoro pensavo a quanto la meteorologia possa influire pesantemente sui miei umori mattutini e conseguentemente sul concetto di pace nel mondo; alle 8.20 non mi viene in mente altro di più intelligente.

Comunque la mia guida proverbialmente mi conduce in automatico verso il lavoro…. l’ufficio. Apro una parentesi, per un Architetto non esiste il concetto di ufficio ma quello di Studio in senso profondo, luogo dove appunto studiare, sperimentare, progettare, inventare; detto questo la mia automobile mi porta in ufficio appunto.

Prima però il caffè al bar Mario un obbligo un primo passo, un ultima oasi prima del deserto, quello vero. Oltre che luogo per un caffè decente è un momento interessante per scrutare gli avventori del bar alle 8.50 del mattino che possono anche essere interessanti per certi aspetti. Dunque ci sono le signore del quartiere che parlano (male) delle altre signore del quartiere che in quel momento sono assenti, gli operai già conciati da sbatter via che sembrano aver già lavorato otto ore e devono ancora iniziare a faticare, l’anziano che si legge il suo giornale, la ragazza che entra veloce per comprare le sigarette, la nonna che spende i suoi 20 € al gratta e vinci, Mario che con il suo mal di schiena sforna tazzine a raffica, io che mi bevo il caffè e guardo.

Pago, saluto ed esco e con passo semplice mi dirigo verso l’ufficio e si inizia la giornata lavorativa. Seriamente, silenziosamente, ermeticamente.

Il pranzo; un nostro cliente, per il positivo (anche se a lungo atteso) esito di una pratica, ci ha invitato ad un ristorante giappo/cinese, paga lui e l’ufficio operativo è quasi presente al completo. Un bel momento, fuori dalle mura lavorative siamo tutti quasi più simpatici ed il nostro cliente, amabile conversatore, intavola una discussione politico/complottistica di alto livello che dopo un paio di giri di vino raggiunge il suo apice considerando i politici e sopratutto gli elettori del centro destra italiano “utili idioti” beh…..

Pomeriggio lavorativo meglio che la mattina.

Verso casa, in macchina chiamo Michele, un architetto, un amico, una voce amica; si discute di alcune faccende legate ad un progetto che stiamo faticosamente provando a realizzare ed mi sento meglio.

In pochi minuti mi ritrovo davanti alla palestra dove si allenano le mie figliole; c’è come al solito mio padre che seduto a fianco di un altro nonno conversa animatamente non so’ bene su che cosa. Trovo il papà di un compagno di classe di Sofia appassionato di Rugby e commentiamo l’ultima prova della nazionale contro l’Inghilterra al 6 nazioni; l’Italia ha giocato bene ma come al solito ha perso; sarà il caso di uscire da questo torneo? E’ finita la lezione, i ragazzi si cambiano e si esce alla spicciolata salutando i maestri.

In macchina io e Sofia, sulle note di Avaro Soler cantiamo allegramente storpiando vergognosamente il testo in spagnolo, ma chi se ne frega.

A casa! Finalmente, un abbraccio alla moglie e all’altra figliola Matilde, la “grande” è il momento più bello della giornata. Sono stanco, mi fanno male gli occhi, ho fame e adesso, seduti a tavola, si parla delle esperienze della giornata. Dopo cena Sofia deve imparare a scrivere correttamente i giorni in inglese, glie li faccio scrivere una decina di volte e piano piano ci azzecca; ma la sottile differenza tra tuesday, wednesday e thursday è vergognosa!

Decido di accendere il mio portatile, e cado su alcuni siti che spiegano ad utilizzare i blog, a pensarci io un blog ce l’ho ed allora perché non scriverci su qualche cosa? Appunto la mia giornata…. detto fatto.

Ecco l’oggi, che anche adesso non è ancora concluso, che descrivo e che scorre sotto questi tasti raccontandosi per mai più ripetersi. L’oggi, l’adesso, l’attimo che provo a narrare, mai uguale, forse simile, ma assolutamente unico e prezioso anche nella sua semplicità di giorno comune. Una storia , semplice, banale, ma vera e irripetibile…… buonanotte.

Liberi pensieri 2

Il caldo afoso della sera mi rende sempre nervoso, non sopporto il caldo; beh nemmeno il freddo eccessivo ma tra il mare e la montagna preferisco stare lontano dal casino.

Dopo cena vorrei fare mille cose ma poi mi ritrovo davanti al computer girando inutilmente pagine e siti senza uno scopo preciso, ritrovandomi a leggere la storia del Texas o come spesso accade a configurare qualche auto da almeno 65.000 € sapendo benissimo che non potrò mai acquistarne una, forse sarà anche per quello che configuro e configuro per poi alla fine esclamare tra me e me…. si ciao, ma questi son pazzi!

Che spreco di tempo, che inutile pretesto per non pensare a qualche cosa di serio…. serio?

Splendida parola….. serio!

Ma dai.

Mi piacerebbe scrivere un libro, e questa è una delle mille idee di cui parlavo prima, neanche tanto malsana, ma poi di cosa scrivo?

I temi possono essere tanti, se vedo un film di fantascienza allora scriverei volentieri un racconto di alieni e guerre interstellari, se vedo un film storico parto con l’idea di un romanzo su Napoleone o sulle guerre del Barbarossa in Italia, se per caso vedo un film horror beh allora una bella storia di fantasmi e cimiteri; comunque una storia che nessuno ha mai scritto…. ma i 295 endecasillabi dei sepolcri rimangono irraggiungibili!

Ovviamente poi non concludo un bel niente e vado a letto alla una stanco e rimbambito di pagine immagini e pensieri.

Non contento mi porto dietro l’IPad e mi leggo la storia della Polonia…. che una volta era più potente e importante della Russia.

Come è facilmente evidente scrivere non è per niente facile; si hanno mille idee ma trasportarle su di un foglio o su di una tastiera non è immediato.

Che profonda analisi, bravo, complimenti  mancava al mondo una tale impennata di ovvietà.

Comunque adesso sto scrivendo, ed è già un passo avanti, ma che cosa sto scrivendo?

Nulla, sono solo liberi pensieri, inconsistenti, banali, ripetitivi e inutili.

Ma potrebbero anche essere terapeutici forse….. e quindi potrei sfogarmi raccontando di tutti i miei problemi dei miei difetti degli errori e dello sconforto…. certo potrei farlo ma allora dovrei raccontare anche della bellezza e della gioia del vivere che nonostante tutto c’è ed è più reale di quanto sembri.

E allora?

Che noia….., non amo commiserarmi (almeno non in pubblico) e tantomeno ergermi a campione del mio destino, forse preferisco spostarmi di lato e osservare le cose e provare a raccontarle.

Come quella volta sul treno, quando lavoravo a Milano, tornando a casa la sera seduto tra i pendolari e gli studenti ho iniziato a scrivere di quello che vedevo ed in effetti di cose da raccontare ce ne sono state, anche in un semplice e banale viaggio di mezz’ora su di un treno metropolitano.

Ragazzetti con i piedi sui sedili (ma perché?) che si raccontano a versi e risate la giornata appena passata , pendolari da una vita che si addormentano con  la testa appoggiata al finestrino appannato dal loro respiro, mamme sempre con tre figli piccoli custodi di altrettanto numerosi passeggini, borse, ombrelli e zainetti che quando devono scendere è spettacolare osservare come riescano da sole a non dimenticarsi nulla sul treno, nemmeno i figli; signori distinti, impiegati in banca che leggono impegnatissimi il Sole 24 ore, operando complesse estrazioni nasali dimenticandosi di essere in mezzo almeno a ottanta persone che schifate guardano per pietà oltre, stranieri dagli sguardi duri e silenziosi tuffati a scrivere convulsamente messaggi sul cellulare a chissà chi, ragazze bellissime con cui pensare a pazzesche storie d’amore nello spazio temporale di una fermata, gruppi di impiegate amiche da almeno vent’anni sempre insieme a raccontarsi sempre le stesse storie su figli, mariti e capiufficio avendo pure il coraggio di organizzare pizzate insieme per il prossimo venerdì tento i mariti hanno il calcetto… e appunto, gruppi di commissari tecnici impegnatissimi in ragionamenti calcistici di alto livello tra la difesa a zona e le fasce da far rientrare o fare salire…. boh!

Chi manca? Chi sono gli ultimi? Tutti e nessuno, alla fine i binari trasportano ogni giorno avanti e indietro: persone, giornali, cappelli, sciarpe, borse, settimane enigmistiche, cuffie e cellulari, portatili, sogni, pensieri, paure, amori e spesso vite intere per anni….. tra la casa e l’ufficio e tra l’ufficio e la casa proprio come un sistema cardiaco di vene ed arterie che spingono i piccoli globuli rossi dai polmoni al cuore e dal cuore al resto del corpo lasciando il loro carico di ossigeno per poi tornare al cuore e rispediti ai polmoni per ricaricarsi.

Andate a casa gente, in quelle poche ore cercate di staccare la spina e pensate un po’ a voi stessi e a chi volete bene; leggetevi un libro, oppure la storia del Texas su Wikipedia, non spiaggiatevi troppo sul divano tanto in TV c’è sempre poco o niente da vedere, scrivete ad un amico, chiamate i vostri vecchi, giocate con i vostri figli, configurate una Porsche, date l’acqua al bonsai, uscite con il vostro cane, fate l’amore con chi volete e poi sognate…. domani è un altro giorno.

Buonanotte a tutti voli e ai miei liberi pensieri.

 

 

 

 

 

 

6-8-2016

Domani svegliami alle sette. 

Semplice richiesta che ho affidato al mio iPhone e che presumo verrà assolutamente osservata da questo piccolo computer con telefono. 

A pensarci bene però, nonostante sia un comando banale, la tecnologia mi aiuta anche in queste piccole grandi cose. 

Grande forza ma grande debolezza. Tutta questa tecnica al servizio dell’uomo può svanire in un attimo se viene meno l’apparato energetico alla taxnologia stessa. 

Non ho più corrente elettrica tutto il sistema andrebbe in down e ciao tecnologia. 

Good nighti👽

5-8-2016

Duecento sette bandiere sventolano libere sotto il cielo colorato, tra canti e balli del nuovo mondo. 

Si accende il fuoco di Olimpia ed un sole di specchi ruota per tutti i milioni di anime che cercano pace e gioia. 

Sei Corcovado il suo sguardo di amore e luce ci avvolge e non saremo mai soli. 

20 luglio 2016 e la Luna

Che emozione, per chi ha avuto la fortuna di vivere quel momento, è stata una grande emozione. Agli occhi di un bimbo di allora il mondo appariva una splendida speranza, protesa verso il futuro; un domani dove ad oggi avremmo potuto passare le vacanze su Marte o lavorare sulla Luna; con una tecnologia così avanzata capace di plasmare un mondo nuovo, bello e giusto. Due uomini saltellavano goffamente nel mare della tranquillità mentre un intero mondo, con il naso incollato alla TV teneva il fiato sospeso. Bellissimo. Erano i sogni di un ragazzino e di tutta una generazione che con il tempo si sono ridimensionati alle logiche piccole e meschine di questa stupida società fatta di finanza, banche e caimani in giacca e cravatta, fame e sfruttamento, dollari e armi, fame e odio. Sono stati pochi i momenti in cui l’umanità ha realizzato qualche cosa di “grande” da ricordare per sempre… il pensiero e la filosofia greca, il rinascimento, l’arte moderna… e la Luna, la sua conquista. Un piccolo passo di una grande umanità e di una grande idea. 

Lassù 47 anni fa l’umanità ha sfidato l’universo intero e ha vinto. 

Dentro una scatoletta di metallo e serbatoi di ossigeno ha compiuto l’impresa!!! 

Questa sera la Luna è grandissima e bellissima e riflettendo tutta la luce delle stelle ci guarda stranita quasi a chiederci che fine abbiamo fatto, dove siamo finiti? Provaci ancora Icaro!

Polvere sospesa.

Il radioso raggio del mattino che arriva tra le fessure della finestra chiusa proiettando il nuovo sole dentro questa mia stanza buia e ancora piena di sonno, ribaltando il mondo a testa in giù sul muro ruvido, bianco e vecchio come la mia voglia molle di aprire gli occhi per provare a guardare.

Tra i colori ancora scomposti del risveglio vedo galleggiare puntini di accesa polvere, che sospesi nell’aria, rincorrono confusamente il nulla, lasciandosi e riprendendosi, dondolando e danzando, senza peso e senza senso.

L’immutabilità dell’aria risulta solo falsa apparenza tra le moltitudini vive di questi infinitesimi spiriti vaganti tra un ovattata assenza piena di luci e movimento; piccole anime scintillanti incomparabili nella grandezza del mondo ma ugualmente coscienti di sé come il mare, il vento e il sospiro di un amore.

Ed in queste piccolissime sensazioni io mi vedo a trasformare i granelli illuminati dal sole in lettere le quali vanno a comporre parole assurde e senza significato ma é il linguaggio della polvere che si muove e si racconta una volta di più.

 

 

Pensieri erranti.

Sogno di una notte di mezza estate; trovandomi mollemente sdraiato su di un letto sudato e disfatto, dove il sonno, guardandomi dal comodino, curiosamente mette il naso tra queste righe senza avere nessuna intenzione di addormentarmi, scrivo queste parole già nel cuore notturno del 21 giugno 2016.

Nella stanza, timidamente illuminata dalla fioca luce del tablet, passano fluttuando nell’aria, i pensieri erranti della notte; così diversi tra loro che pare una esposizione di cianfrusaglie di un pessimo negozio di anticaglie arrugginite; tutte le mie visioni che mi circondano quando sono da solo a cui io sono fortemente legato e appassionatamente innamorato.

Ridono, piangono, corrono e sbadigliano, a volte sono immagini piene di colori a volte grigie e tristi come una casa in mezzo alla nebbia; mi piace raccontare di loro, credo che sia giusto dare il giusto spazio a queste emozioni e così proverò a scrivere le loro storie.

Per ora basta così è già tardi e forse il sonno si è deciso a tornare dentro il mio orecchio così da portarmi a fare un giro dietro lo specchio della realtà o quella che ci ostiniamo a chiamarla come tale.

Volevo solo presentare questo mio spazio notturno a chiunque ci capitasse dentro e sopratutto a me stesso perché ho un maledetto bisogno di scrivere.

Non c’è logica predefinita, nessuna trama ne’ tanto meno una morale finale, sono i miei pensieri erranti nella notte.